La diga sul Monte Gleno era per l'epoca, un ardito esperimento di captazione industriale delle acque del Torrente Povo per la produzione di energia elettrica. I lavori per la sua costruzione iniziarono nel 1919, e terminarono nel primo semestre del 1923.Si trattava di una struttura del tipo misto, a gravità e ad archi multipli, costituita da un "tampone" centrale che chiudeva la stretta del torrente Povo e da una serie di 25 archi poggianti su 26 speroni che formavano lo sbarramento dell'invaso, lungo 4 chilometri e largo due. La diga risultava lunga un chilometro, e larga trenta metri, e avrebbe rappresentato il fiore all'occhiello per l'economia della valle.
Ma l'uso indiscriminato di materiali scadenti ed una incosciente e criminale incuria esecutiva da parte dei responsabili della costruzione della diga trasformarono il progetto in un immane tragedia che ebbe il suo epilogo la mattina del 1° dicembre 1923 intorno alle 7.15, ove un'impressionante ondata di acqua, fango, alberi e detriti anticipata da un altrettanto devastante spostamento d'aria, si riversò nella vallata causando morte e distruzione.
Lo sbarramento aveva ceduto nella sua parte centrale, non sopportando più l'enorme pressione che le acque dell'enorme lago artificiale creavano sul manufatto.
Dezzo, Corna, Bueggio, sono alcuni dei paesi devastati dalla valanga assassina, l'ondata (5 milioni di metri cubi d'acqua) arrivò fino in fondo alla valle giungendo sino in Val Camonica, causando anche l'interruzione delle linea ferroviaria Iseo-Edolo, ma è il tributo di vittime che ferirà per sempre la valle: oltre 600 persone avranno persa la vita.
Il clamore suscitato per il disastro fu enorme in tutta la nazione al punto che persino l'allora Re di Italia si recò sul posto. Straordinario fu il lavoro del V° reggimento Alpini per prestare soccorso agli abitanti della valle fino al mese di giugno dell'anno successivo, che gli valse la medaglia di bronzo al valor civile.
Guardando oggi quella muraglia squarciata, non si può fare a meno di soffermarsi a riflettere, provando mille emozioni ora di sdegno per chi ha causato il disastro, ora di pietà per i morti, ora di paura, imaginando il crollo, il boato, l'onda devastatrice che scende veloce e improvvisa, pensando a cosa avremmo fatto se ci fossimo trovati lì quel fatidico 1°dicembre 1923.
Un bellissimo ed interesante documento è l'intervista fatta dalla redazione di Tele Boario alla Signora Maria Trebeschi, classe 1916 che all'epoca del crollo della diga del Gleno aveva 7 anni e si salvò per una fortuita circostanza. Link a : http://www.teleboario.it/tbWeek.asp?idV=224 Speciale Gleno.
La diga del Gleno oggi è meta di centania di escursionisti, che vogliono vedere con i loro occhi da vicino ciò che è rimasto del manufatto, e del suo bacino d'acqua, il lago del Gleno.
Due sono i sentieri che conducono alla diga: il 410 ed il 411.
Il primo costeggia la parte sinistra della valle sino alla diga , il secondo la destra.
Da Vilminore (in auto) si prende la strada per Colere e Teveno, superato il ponte sotto il quale scorre il Povo si giunge a Bueggio. Restando sempre sulla strada per Colere si giunge nei pressi di una chiesetta, ove una cinquantina di metri prima si lascia l'auto in un comodo parcheggio. Si attraversa la strada e si imbocca la mulattiera che riporta l'indicazione sentiero 410 diga del Gleno, raggiungibile in un'ora e mezza.
Sul percorso due postazioni (osservatori) in legno per osservare con molta pazienza la fauna locale.
Questo sentiero (410) è meno ripido dello strappo che presenta il 411, ma è tuttavia sempre in costante salita, a differenza del 411 che superato lo strappo iniziale presenta poi un bellissimo tratto pianeggiante spesso scavato nella viva roccia.
Per percorrere il 411 da Vilminore si sale (in auto) a Pianezza, ove si lascia l'auto quando la carrozzabile non è più percorribile.Si imbocca la mulattiera, ed avendo come riferimento la condotta forzata, si guadagna faticosamente quota sino a Paragulì ove il tracciato finalmente diviene pianeggiante giungendo alla diga dal versante destro della valle.
Tristemente maestosi i resti della diga, assolutamente stupendo il lago e l'alta valle del Gleno che si apre alla vista. I prati intorno al laghetto consentono una piacevole sosta con pic-nic, oppure salendo leggermente il versante sinistro del lago, e possibile usufruire dei servizi di un bar.
La diga dal sentiero 411 |
La diga dal sentiero 410 |
Gli speroni rimasti incorniciano il massiccio della Presolana
BUONA MONTAGNA DA MY VAL DI SCALVE !!!
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